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Pianeti, piante, terremoti: musica dell'Universo

pubblicato su StellaNova 16 Giugno 2015

Ingegneri alla ricerca del suono perfetto. Scienziati che trasformano i loro dati in musica. Artisti che suonano le sezioni di alberi come vinili sui giradischi. Sismogrammi trasformati in sinfonie, e scienziati che propongono il canto della Terra, aprendo un canale SoundCloud. Lo ha fatto la Nasa, recentemente. I pianeti del Sistema Solare, inclusa la Terra, possono concorrere con i musicisti di tutto il mondo attraverso questa piattaforma. Ma nel canale SoundCloud della Nasa si possono anche riascoltare le voci degli astronauti mentre pronunciano parole oramai diventate leggenda: “Houston, abbiamo un problema!”, tanto per dirne una. Ascoltare i suoni emessi dai pianeti è davvero un'esperienza unica e da non perdere, come possiamo verificare in questo video.




Naturalmente sono vibrazioni elettromagnetiche che vengono “tradotte” dagli scienziati in suoni udibili dalle nostre orecchie e dunque nelle frequenze che caratterizzano il nostro udito: che vanno dai 20 ai 20 mila Hertz. Il suono che ne viene fuori è stato definito “shock”. Purtroppo come scrivevamo su questa stessa rivista (Global Soundscape: salviamo i suoni del mondo) alcuni suoni del pianeta sono andati perduti per sempre perché non esiste un archivio dei suoni. Per fortuna oggi c'è anche chi cerca di registrarli nel modo più oggettivo possibile attraverso le registrazioni binaurali che riproducono il suono in 3 D (Terzo Orecchio: ovvero il suono in 3 D)


Ma perché il suono ci affascina così tanto? Anche se viviamo nell'epoca delle immagini, dei cinque sensi è l'udito quello che maggiormente suscita sensazioni che ci rimettono in contatto con le forze ancestrali della natura. Basta fare un piccolo esperimento come guardare un filmato senza audio di un terremoto, e ascoltare in un secondo momento il suono di un terremoto senza immagini. Qui per esempio trovate l'audio ricostruito del terribile terremoto che ha colpito il Giappone nel 2011, il terremoto di Fukushima. Il suono è stato ricostruito dal Professor Zhigang Peng, che ha convertito le onde sismiche in file audio, permettendo agli esperti ma anche al pubblico generico di “ascoltare” il suono prodotto dal terremoto mentre le sue onde si propagavano attraverso la terra. Registrare un terremoto dal vivo, come si può facilmente immaginare, è impresa assai ardua.


Ma per continuare con l'affascinante carrellata dei suoni terrestri, ci sono suoni che rimangono nascosti e che sfuggirebbero alla nostra esperienza senza il contributo degli scienziati oppure degli artisti. Che ne dite se 100 anni di dati meteorologici vengono trasformati in musica per avvalorare sempre più l'ipotesi del riscaldamento globale? E' ciò che ha fatto Daniel Crawford uno studente dell'Università del Minnesota che insieme al geografo Scott St George si è servito di un 'orchestra a quattro archi per mettere in musica 135 anni di dati sulle temperature che vanno dalla zona equatoriale alle latitudini medie, dalle alte latidudini fino alla zona artica. Basta curiosare nel loro canale vimeo per ascoltare il risultato di un processo ultimamente in voga fra gli scienziati e che prende il nome di “sonificazione”, ovvero la trasformazione di dati scientifici in musica.


Ma anche gli artisti non sono da meno. Un musicista italiano, il polistrumentista Oscar Bonelli, con un particolare strumento capta le onde elettromagnetiche dai rami alle foglie delle piante trasformandole in quello che lui chiama “il canto” della pianta come succede in questo video tratto da uno spettacolo con una danzatrice e un albero di limone. A Singapore l'artista Chen Sai Hua Kuan si è servito di alcuni elettrodi installandoli nella terra umida raccolta all'interno di barattoli di vetro, raccogliendo così la corrente elettrica proveniente da essa che a sua volta fa vibrare dei piccoli dischi in metallo collegati a ciotole d'argilla (create dalla stessa terra e cotte in un forno) che amplificano il suono. Questa installazione che prende il nome di “Il suono della Terra” è stata presentata nel corso di una mostra dal titolo Unearthed, in una collaborazione congiunta fra il Museo delle Arti di Singapore e il Singapore Earth Observatory.


L'artista padovana Elisa Strinna ha invece pensato di farci ascoltare la “canzone del legno” trasformando sezioni di alberi in vinili da far girare in vari giradischi. Un'idea che è stata sviluppata in modo più sofisticato anche da un artista tedesco, Bartholomaus Traubeck, che ha invece trasformato attraverso un lettore laser i segmenti del particolare vinile in musica. Ma Elisa Strinna ci ha anche fatto sentire l'imponente suono dello scorrere del tempo geologico facendo “suonare” una roccia sedimentaria (conversazione sull'origine del Tempo). E infine, da una collaborazione con Graziano Ferrari che da tempo guida il progetto Sismos, dedicato al recupero dei sismogrammi storici, all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è nato un singolare strumento ibrido a metà fra l'organo e il sismografo. A cosa serve? A convertire in suono i sismogrammi dei terremoti passati: ovvero qui parliamo di “sinfonie sismiche”. Ma forse è un nome un po' troppo gentile perché il risultato è degno di un film del terrore. Ma si sa, un terremoto sull'uscio di casa non è mai il benvenuto.

Non è la libertà che manca. Mancano gli uomini liberi.
(Leo Longanesi)
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